Cosa Vedere a Stresa e Dintorni, a Piedi e Non

Mag 4, 2025

Cosa vedere a Stresa e dintorni?

Scoprilo in questa guida di Hartmann Feel at Home, la nostra struttura ricettiva sul Lago Maggiore

Nel tranquillo borgo di Gignese, affacciato sulle alture del Lago Maggiore e a pochi minuti da Stresa, si trova Hartmann Feel at Home, una villa immersa nella natura dove la quiete e il benessere diventano protagonisti. Restaurata con materiali sostenibili e dettagli di pregio, questa dimora accoglie chi cerca un soggiorno rilassante, autentico e ricco di armonia.

Le camere, ispirate ai principi energetici dei chakra, offrono ambienti ariosi, luminosi e curati con semplicità ed eleganza. Ogni stanza è dotata di pavimento in legno naturale, bagno privato e affaccio sul giardino, regalando una sensazione di equilibrio e serenità fin dal primo risveglio.

Ma andiamo direttamente alla guida.

Introduzione

In questa guida accompagniamo il turista italiano alla scoperta di Stresa e dei suoi dintorni attraverso tre itinerari tematici di una giornata ciascuno. Ogni itinerario è pensato per offrire un’esperienza diversa – dalla cultura e storia locale, ai paesaggi naturali mozzafiato, fino al relax romantico sulle sponde del lago. Seguendo questi percorsi, potrete immergervi nelle atmosfere uniche del Lago Maggiore: visiteremo antichi eremi aggrappati alla roccia, sontuose ville e giardini fioriti, borghi vivaci e punti panoramici da cui lo sguardo abbraccia sette laghi e le cime alpine.

Il racconto di viaggio è arricchito da descrizioni narrative ed evocative, curiosità storiche e consigli pratici. Scoprirete quando è meglio visitare ogni attrazione (dall’ora del giorno alla stagione ideale), come spostarvi comodamente (che sia a piedi, in battello, in auto, con e-bike o mezzi pubblici) e dove fare piacevoli soste – che sia un pranzo in una trattoria tipica, un picnic all’aria aperta o un aperitivo al tramonto con vista lago. Prepariamoci dunque a partire: Stresa e il Lago Maggiore vi attendono con tutto il loro fascino senza tempo!

Itinerario 1: Tra Cultura e Storia – Stresa, Isole Borromee e Arona

Il primo itinerario è dedicato ai tesori culturali e storici di Stresa e dintorni. In una sola giornata ammireremo l’eleganza dei palazzi dei Borromeo sulle isole, respireremo l’atmosfera di un antico eremo affacciato sul lago e percorreremo le vie di Arona, città natale di San Carlo Borromeo, protetta dall’imponente statua a lui dedicata. Sarà un viaggio indietro nel tempo, tra aristocratiche dimore, giardini secenteschi, leggende sacre e memorie letterarie. Vi aspettano palazzi sontuosi, giardini all’italiana, storie di santi e principesse, il tutto incorniciato dalla bellezza del lago.

Mattina – Il fascino di Stresa e delle Isole Borromee: Iniziate la giornata godendovi la quiete mattutina di Stresa. All’ora di colazione, sedetevi in uno dei caffè storici sul lungolago – magari al Caffè Torino nella piazzetta centrale – e assaporate un cappuccino con vista sulle acque blu del Maggiore e sulle isole che affiorano poco al largo. Sin dalle prime ore, la luce del mattino illumina dolcemente l’Isola Bella e l’Isola dei Pescatori davanti a voi, creando un quadro indimenticabile.

Terminata la colazione, raggiungete l’imbarcadero di Stresa (situato in Piazza Marconi) per imbarcarvi sul battello diretto alle Isole Borromee. Il servizio pubblico di Navigazione Lago Maggiore è efficiente e frequente; potete acquistare un biglietto giornaliero “hop-on hop-off” che vi permetterà di salire e scendere a piacimento sulle varie isole. In pochi minuti di navigazione vi ritroverete immersi in uno scenario da sogno: «immerse nelle meravigliose e suggestive acque del Lago Maggiore, le Isole Borromee affascinano da secoli i loro visitatori». Queste isole, amate perfino da Ernest Hemingway e predilette dai reali d’Inghilterra, custodiscono uno straordinario patrimonio storico-artistico e botanico.

Il primo approdo è all’Isola Bella, la più famosa e scenografica. Appena sbarcati, vi accoglie la silhouette fiabesca di Palazzo Borromeo, grandiosa residenza barocca del XVII secolo, circondata da giardini terrazzati che paiono sospesi sull’acqua. Il nome dell’isola, curiosamente, non deriva da un aggettivo ma da Isabella: fu il conte Carlo III Borromeo a rinominarla in onore di sua moglie Isabella d’Adda, iniziando intorno al 1630 la trasformazione dell’isolotto roccioso in un capolavoro barocco. Visitate innanzitutto il palazzo: all’interno vi stupiranno i saloni sontuosi decorati con stucchi e affreschi, le sale storiche (ce n’è perfino una dedicata a Napoleone Bonaparte, che vi soggiornò nel 1797) e la curiosa successione di grotte al piano inferiore, ambienti freschi interamente rivestiti di sassi e conchiglie per ricreare un effetto marino. Ogni stanza narra un pezzo di storia: qui la famiglia Borromeo accolse personaggi illustri e persino nel 1935 il palazzo fu sede di un incontro internazionale (la Conferenza di Stresa, con Mussolini e le delegazioni di Francia e UK, si tenne proprio nella Sala di Napoleone).

Uscendo dal palazzo, perdetevi nei celebri giardini all’italiana che occupano la parte occidentale dell’isola. Su dieci terrazze sovrapposte, ornate da balaustre, statue e fontane, cresce una lussureggiante varietà di piante esotiche e fiori rari. Tra conifere profumate, agrumi, rose e ortensie, scorgerete elegantissimi pavoni bianchi che si aggirano liberi sui prati – veri padroni di casa, icona vivente dei giardini dell’Isola Bella. Salite fino alla terrazza superiore, chiamata “amphiteatrum”, dove trionfa l’unicorno araldico dei Borromeo circondato da statue: da quassù la vista spazia sul lago a 360 gradi, con Stresa e le montagne sullo sfondo. È facile capire perché questo luogo incantato venne definito dal filosofo Montesquieu “il posto più bello del mondo”. Prendetevi il vostro tempo (almeno 1 ora e mezza – 2 ore) per visitare palazzo e giardini con calma, scattare foto e magari sedervi qualche minuto all’ombra di una magnolia secolare ad ammirare il blu del lago tra le colonne di un padiglione.

Pausa pranzo – Isola dei Pescatori: Verso fine mattinata riprendete il battello per la vicina Isola dei Pescatori (nota anche come Isola Superiore). Il tragitto dura solo pochi minuti. Questa è l’unica tra le Borromee ad essere permanentemente abitata, fin dal Medioevo: un minuscolo borgo su una lingua di terra, con le case dei pescatori strette l’una all’altra e le barche ormeggiate al piccolo porto. L’atmosfera qui è più semplice e rustica, ideale per una pausa rilassante a metà giornata. Passeggiate senza fretta tra i graziosi vicoli dell’isola, curiosando tra bancarelle di artigianato e prodotti locali – soprattutto d’estate, quando c’è anche un caratteristico mercatino. Noterete che molte case hanno lunghi balconi in legno: servivano un tempo per essiccare il pesce pescato nel lago. Proprio il pesce di lago è protagonista dei menu di questa isola: quale miglior posto per pranzo? Scegliete una delle trattorie affacciate sull’acqua – ve ne sono diverse con terrazze panoramiche – e gustatevi un piatto di pesce persico impanato e fritto con burro e salvia (specialità locale), oppure un risotto al lavarello mantecato al vino bianco. Il tutto accompagnato da un fresco bicchiere di Erbaluce del vicino territorio del Canavese, o di Ghemme, un rosso piemontese: sapori genuini da assaporare contemplando le onde tranquille del lago.

Consiglio: dopo pranzo, concedetevi un breve giro a piedi dell’Isola dei Pescatori (ci vogliono appena 15-20 minuti per percorrerne il perimetro). Passate dalla chiesetta di San Vittore con il suo piccolo campanile, e fermatevi alla punta nord dell’isola: qui una piazzetta panoramica si affaccia su tutto il golfo Borromeo. Se visitate in agosto, sappiate che la sera del 15 agosto (Ferragosto) l’isola si anima di una processione davvero suggestiva: le barche dei pescatori, illuminate a festa, portano sul lago la statua dell’Assunta in una processione sull’acqua attorno all’isola – un’antica tradizione a cui partecipano molti abitanti e turisti.

Pomeriggio – L’Isola Madre e i giardini botanici: Nel primo pomeriggio, con la quiete che torna sulle isole dopo l’ora di pranzo, dirigetevi con il battello verso la terza delle Borromee: l’Isola Madre. Più distante dalla costa di Stresa (si trova di fronte all’abitato di Pallanza, sull’altro lato del golfo), l’Isola Madre è la più grande dell’arcipelago ma anche la più pacifica. Qui non troverete borgo o ristoranti (a parte un caffè): l’isola è occupata quasi interamente da uno splendido giardino botanico all’inglese e da un’antica villa aristocratica. Una visita all’Isola Madre è un viaggio in un paradiso verde, tra piante rare e atmosfere esotiche: “l’Isola Madre… offre ai visitatori un’idea degli antichi fasti del casato [Borromeo], con uno dei migliori esempi di arte topiaria al mondo, popolato da pavoni bianchi, fagiani dorati e pappagalli”. Passeggiando lungo i vialetti ombrosi, scoprirete alberi secolari provenienti dai quattro angoli del globo – conifere dall’Himalaya, palme e piante tropicali – e scorci pittoreschi, come il piccolo stagno delle ninfee contornato da aceri giapponesi. Una curiosità: proprio qui cresce un gigantesco cipresso del Kashmir piantato nel 1862, così imponente da essere annoverato tra gli alberi monumentali d’Italia; nel 2006 una tromba d’aria lo fece crollare, ma l’albero sopravvisse e fu “rimesso in piedi” con un intervento botanico straordinario. Oggi continua orgogliosamente a vivere, simbolo di resilienza della natura.

Visitate anche il Palazzo Borromeo dell’Isola Madre, più antico e raccolto rispetto a quello dell’Isola Bella ma ricco di fascino: vi si trovano arredi d’epoca, porcellane e soprattutto una collezione di marionette e teatrini del ’600-’800 appartenuti alla famiglia Borromeo – sale che faranno brillare gli occhi ai bambini e incuriosiranno gli adulti. Dalle terrazze del palazzo, affacciate sul giardino, potrete scattare bellissime foto panoramiche dell’insieme di fiori, piante e sfondo lacustre. Considerate circa 1 ora – 1 ora e mezza per esplorare con calma l’Isola Madre. Prima di riprendere il battello, magari rinfrescatevi con un gelato artigianale o una granita al limone al chiosco vicino al molo, godendovi ancora qualche minuto di pace su quest’isola incantata.

Spostamento del pomeriggio: Terminata la visita delle isole (indicativamente verso le 16:00), rientrate a Stresa con il battello. Avrete vissuto una mattinata intensa tra arte e giardini: è il momento di puntare verso un’altra meta culturale nei dintorni, spostandoci verso sud. Raggiungeremo la cittadina di Arona, sulla sponda meridionale del Lago Maggiore, per concludere la giornata sulle tracce di San Carlo Borromeo, importante figura storica e religiosa legata a queste terre.

Da Stresa potete arrivare ad Arona in due modi principali: in battello o in treno. – In battello, verificando gli orari pomeridiani: durante l’estate esistono corse dirette o con cambio a Pallanza che collegano Stresa ad Arona (circa 1 ora di navigazione panoramica, costeggiando il lago e ammirando borghi come Belgirate e Meina dal pontile). – In treno, invece, è più veloce: Stresa e Arona sono collegate dalla linea ferroviaria Domodossola-Milano, con regionali frequenti che impiegano circa 20 minuti. Se viaggiate senza auto, il treno è probabilmente la soluzione più rapida per guadagnare tempo nel tardo pomeriggio (oltre che economica). In alternativa, in auto vi bastano 30 minuti lungo la Strada Statale del Sempione (direzione sud), ma tenete conto dell’eventuale traffico.

Giunti ad Arona nel tardo pomeriggio, noterete subito l’atmosfera vivace di questa cittadina più grande, con il suo bel lungolago pedonale fiancheggiato da gelaterie, bar e negozi. Prima di immergervi nel centro, consigliamo però di dirigervi direttamente verso la collina che domina Arona da nord, dove svetta l’attrazione simbolo della città: il Colosso di San Carlo Borromeo, familiarmente detto “il Sancarlone”.

Sera – Arona e il Colosso di San Carlo: A circa 2 km dal centro di Arona, immersa nel verde, si trova questa imponente statua di rame dedicata a San Carlo, arcivescovo di Milano nativo di Arona (1538-1584). Potete raggiungerla in auto (seguendo le indicazioni per “Statua S. Carlo” e parcheggiando nei pressi del piazzale San Carlo) oppure con una passeggiata in leggera salita di mezz’ora dal centro. La statua appare all’improvviso tra gli alberi secolari: alta 35 metri, poggia su un piedistallo in granito di 11,5 m e rappresenta il santo in posizione benedicente. Realizzata tra il 1614 e il 1698, fu per secoli una delle statue cave più grandi del mondo visitabili dall’interno – seconda ancora oggi solo alla Statua della Libertà.

Accedete dal piccolo museo/biglietteria alla base e iniziate l’ascensione all’interno del Sancarlone: è possibile infatti salire dentro la statua attraverso scale in ferro e raggiungere circa 23 metri (l’altezza della figura, escluso il piedistallo). Man mano che si sale, attraverso feritoie e botole, si possono letteralmente “affacciare” la testa e le spalle del santo: dalla sommità, la vista attraverso gli occhi e le orecchie della statua spazia sul lago e sul paesaggio circostante! È un’esperienza unica e un po’ avventurosa (gli ultimi passaggi interni sono stretti, non adatti a chi soffre di claustrofobia, ma davvero suggestivi). Immaginate di guardare il lago attraverso gli occhi di San Carlo, a 30 metri d’altezza: capirete perché questa statua fu un prodigio di ingegneria per l’epoca. Realizzata in lastre di rame martellato fissate su una struttura di pietra e ferro, fu ideata dal celebre architetto Giovan Battista Crespi detto Il Cerano e voluta dal cugino di San Carlo, il cardinale Federico Borromeo, per onorare il santo dopo la sua canonizzazione nel 1610.

Dopo la visita al Sancarlone e al piccolo eremo adiacente, scendete di nuovo verso il centro di Arona. Se il tempo a disposizione lo permette (o se preferite una passeggiata alternativa al posto della salita al colosso), vale la pena fare un salto anche al Parco della Rocca Borromea di Arona. Si tratta dei resti di un’antica fortezza dei Borromeo, distrutta nel 1800, arroccata su uno sperone che domina il paese. Oggi è un parco panoramico perfetto per una sosta: troverete terrazze con vista splendida sul lago e sulla Rocca di Angera (la fortezza gemella sulla sponda opposta), prati dove sedersi per un picnic o un riposo, e magari qualche animaletto da fattoria che gira libero (il parco ospita anche conigli e caprette, dettaglio simpatico se viaggiate con bambini). Il tramonto dalla Rocca di Arona è particolarmente bello: il sole cala dietro le colline alle vostre spalle, tingendo di rosa il lago e la Rocca di Angera di fronte.

Per concludere in bellezza la giornata dedicata alla cultura, godetevi la serata ad Arona. Potete passeggiare sul lungolago Marconi, animato da localini: fermatevi per un aperitivo in uno dei wine bar con tavolini vista acqua, assaggiando magari un bicchiere di Nebbiolo delle Colline Novaresi accompagnato da stuzzichini. A cena, scegliete un ristorantino affacciato sul lago: qui la tradizione culinaria sposa sia i piatti di lago sia quelli della vicina Lombardia e del Piemonte. Un suggerimento? In una trattoria del centro potreste provare gli gnocchi al gorgonzola, omaggio al famoso formaggio della zona di Novara, oppure un ricco brasato al vino rosso con polenta, per un assaggio di cucina piemontese. Se preferite qualcosa di più leggero dopo la giornata intensa, optate per un fritto misto di lago o un’insalata con tome ossolane. Qualunque sia la scelta, non dimenticate il dessert: magari un assaggio di Margheritine di Stresa, i tipici biscottini di frolla che proprio qui vicino furono creati nel 1857 in onore della principessa Margherita di Savoia (futura regina d’Italia), e che poi divennero i dolci ufficiali di casa Savoia a Ferragosto – un dolce legame tra Stresa, Arona e la storia reale.

Dopo cena, con il buio che scende sul lago e le luci dei paesi riflesse nell’acqua, rientrate a Stresa (in treno c’è anche in tarda serata, oppure in auto lungo la statale, facendo attenzione se siete stanchi). Sulla via del ritorno, ripensate alla giornata: in poche ore avete esplorato palazzi aristocratici, giardini incantati e simboli religiosi centenari. Avete navigato sulle acque placide del Lago Maggiore e camminato nei passi di principi e santi. Stresa e il suo lago hanno rivelato il loro volto storico-culturale, ma altre avventure vi attendono domani, tra montagne panoramiche e angoli di natura incontaminata.

Consigli pratici per l’Itinerario 1:

  • Mezzi di trasporto: Per le isole conviene utilizzare il battello pubblico. Esiste un biglietto cumulativo per Isola Madre, Bella e Pescatori acquistabile alla biglietteria di Stresa. Controllate gli orari, soprattutto dell’ultima corsa pomeridiana per rientrare (in alta stagione di solito l’ultimo battello dalle isole per Stresa è intorno alle 18:00). Per Arona, il treno è rapido e comodo (Stresa e Arona sono collegate in ~20 minuti); in alternativa, verificate gli orari del battello Stresa-Arona (in estate vi sono corse, ma in bassa stagione il servizio può essere ridotto). Se vi muovete in auto, ricordate che a Stresa i parcheggi in centro sono a pagamento; ad Arona invece potete parcheggiare gratuitamente nei pressi del Sancarlone o alla Rocca Borromea, e lungo il lungolago alcune zone sono gratuite dopo le 19.
  • Tempi di visita: Dedicate almeno 2 ore all’Isola Bella (palazzo + giardini) e 1-1,5 ore all’Isola Madre. L’Isola Pescatori richiede meno tempo (40 minuti a piedi bastano per girarla tutta), ideale per pranzo. Ad Arona, la salita al Sancarlone e visita interna richiede circa 30-40 minuti. La passeggiata alla Rocca Borromea aggiunge un’altra ora circa (considerando anche il relax nel parco).
  • Particolarità locali: Se apprezzate le curiosità, chiedete della stanza di Mussolini a Isola Bella (dove avvenne la conferenza del 1935) o cercate nei giardini dell’Isola Madre i pavoni bianchi tra le azalee. Ad Arona, non tutti sanno che la statua di San Carlo fu un’ispirazione per la Statua della Libertà: quando fu costruita era la statua visitabile più alta al mondo e tutt’oggi è la seconda dopo quella newyorkese. Provate l’emozione di affacciarvi dagli “occhi del santo”.
  • Stagionalità: Le Isole Borromee sono aperte da fine marzo a fine ottobre; in inverno i palazzi e giardini sono chiusi, quindi pianificate di conseguenza (in bassa stagione l’itinerario 1 va modificato, magari concentrandosi su Arona, Angera e altri siti accessibili tutto l’anno). La primavera (aprile-maggio) è ideale per vedere i giardini in fiore – azalee, rododendri e tulipani – mentre l’estate offre eventi come la processione di Ferragosto sull’Isola Pescatori. In autunno troverete colori caldi nei giardini e meno folla. Evitate, se possibile, i weekend di altissima stagione per le isole, oppure recatevi al mattino presto per godervi Isola Bella prima dell’arrivo dei gruppi turistici.
  • Mangiare e bere: Oltre ai ristoranti sulle isole, a Stresa città troverete ottime pasticcerie storiche. Una tappa golosa è la Pasticceria Bolongaro, la più antica di Stresa, dove acquistare le celebri Margheritine originali da gustare magari la sera in hotel con un buon Amaro Mottarone (liquore digestivo alle erbe locali). Ad Arona, provate il gelato artigianale: la gelateria Pallini sul corso è rinomata, oppure gustate un Amaretto di Saronno con vista lago come digestivo dopo cena, per rimanere in tema di liquori regionali.

Itinerario 2: Natura e Panorami – Dal Mottarone ai Giardini di Verbania

Dopo le meraviglie storico-artistiche, il secondo giorno ci dedichiamo agli splendori della natura che circondano Stresa. Questo itinerario vi porterà dalle rive del lago fin sulle cime dei monti, alla ricerca di panorami indimenticabili e angoli verdi di rara bellezza. Saliremo sul Mottarone – la montagna che si erge tra il Lago Maggiore e il Lago d’Orta – per godere di viste a 360° su ben sette laghi e sulle vette alpine, e nel pomeriggio scenderemo a Verbania per visitare uno dei giardini botanici più ricchi d’Europa, i celebri Giardini di Villa Taranto. Sarà una giornata di aria pura, colori e profumi: dai prati alpini punteggiati di fiori alle serre tropicali sul lago, passando per boschi ombrosi e belvedere naturali. Preparate zaino, macchina fotografica e scarpe comode!

Mattina – Salita al Mottarone, il “Balcone” dei sette laghi: Partite presto da Stresa per approfittare del cielo limpido del mattino in quota. Il Monte Mottarone (1492 m) è facilmente raggiungibile da Stresa e rappresenta una meta imperdibile per gli amanti dei panorami. Ci sono varie opzioni per la salita:

  • Funivia: Tradizionalmente, la via più suggestiva è la funivia Stresa-Alpino-Mottarone, che in circa 20 minuti vi porta dal lungolago ai 1.491 metri della vetta. Purtroppo, a seguito di un incidente occorso nel 2021, l’impianto è stato chiuso per lavori di ammodernamento; la buona notizia è che la riapertura della funivia è prevista per l’estate 2025 con cabine e sistemi di sicurezza rinnovati. Se quando visitate la funivia è operativa, approfittatene: volare sospesi tra boschi e rocce con la vista che si allarga man mano sul lago sottostante è un’esperienza emozionante. Inoltre, la funivia effettua una fermata intermedia a 800 m, in località Alpino, dove potete scendere per visitare il Giardino Botanico Alpinia (ne parleremo a breve). Anche le biciclette sono ammesse a bordo, se pensate di fare un tratto in mountain bike.
  • Auto o bus: In alternativa, potete salire in auto. Da Stresa seguite le indicazioni per “Mottarone” passando la frazione di Gignese; la strada si inerpica per ~20 km tra boschi e tornanti. C’è un pedaggio (circa 10 €) per l’ultimo tratto di strada privata che porta in vetta, salvo esenzioni nelle stagioni in cui gli impianti sciistici sono chiusi. Nel periodo estivo alcuni bus navetta collegano Stresa e il Mottarone (informatevi all’ufficio turistico), oppure potete valutare un servizio di taxi condiviso. In qualunque stagione, verificate sempre le condizioni meteo in cima: se la giornata è nebbiosa o piovosa, rischiereste di non vedere nulla dal monte e sarebbe meglio eventualmente invertire gli itinerari dei giorni. Ma con il bel tempo, vi assicuriamo che la cima del Mottarone ripaga ampiamente lo sforzo!

Una volta raggiunta la vetta del Mottarone, preparatevi ad aprire gli occhi su uno degli scenari più spettacolari del Piemonte. Il Mottarone è considerato un “balcone naturale” tra i più belli d’Italia: dalla sua cima tondeggiante lo sguardo spazia a 360°, abbracciando le Alpi e la Pianura Padana. Da un lato vedrete svettare il massiccio del Monte Rosa e le altre vette innevate al confine con la Svizzera; dall’altro, volgendo lo sguardo verso sud, nelle giornate terse si intravede perfino la silhouette a cono del Monviso lontana all’orizzonte. Ma ciò che rende unico il panorama del Mottarone è la presenza di sette laghi scintillanti disseminati tutt’attorno: oltre al Lago Maggiore e al vicino Lago d’Orta, si distinguono il piccolo Lago di Mergozzo, il Lago di Varese e tre laghi minori della zona varesina (Monate, Comabbio e Biandronno). È divertente cercarli uno a uno con l’aiuto di una mappa panoramica o dei cartelli indicativi posti in vetta. Questo mosaico di acque e montagne vi lascerà senza fiato.

Prendetevi il tempo per godervi questo momento. Sul Mottarone il clima è fresco anche d’estate (portate con voi una felpa o un k-way, il meteo in montagna può cambiare rapidamente). Vicino all’arrivo della funivia/area parcheggio troverete alcuni rifugi e baite. Un’ottima idea è fermarsi per una pausa a metà mattina: c’è ad esempio Casa della Neve o Bar Alp, dove ordinare un caffè o una cioccolata calda se fa fresco, magari accompagnata da una fetta di torta casalinga. Oppure, sedetevi ai tavolini all’aperto del rifugio Gigi Bar gustando uno spuntino a base di Toma del Mottarone (il formaggio locale prodotto negli alpeggi sottostanti la vetta) e pane di segale, ammirando il panorama.

Per chi cerca un po’ di adrenalina o viaggia con bambini/ragazzi, in vetta si trova anche Alpyland, un’attrazione divertente: si tratta di un alpine coaster, una sorta di bob su rotaia lungo 1.200 metri di discesa (100 m di dislivello) sul fianco della montagna. Ogni passeggero è su una piccola slitta biposto e può regolare la velocità con i freni: si sfreccia tra prati e boschi con vista sul lago in un’esperienza sicura ma emozionante per tutte le età. Alpyland è aperto tutto l’anno (meteo permettendo), quindi potete provare il brivido di sfrecciare in mezzo alla neve in inverno o tra i pascoli verdi in estate. Un paio di corse saranno un ricordo divertente del Mottarone (biglietto singolo ca. 5 € a corsa).

Gli amanti della natura e del movimento, invece, possono approfittare dei diversi sentieri escursionistici che si diramano sul Mottarone. Dalla vetta partono alcuni percorsi ad anello segnalati, di varia lunghezza e difficoltà, come il Grande Anello del Mottarone (diversi chilometri tra boschi di faggio e betulle), l’Anello della Vetta (breve giro panoramico intorno alla cima) o l’Anello “baby” adatto alle famiglie. Camminando, potreste incontrare scoiattoli, volpi o addirittura, con un po’ di fortuna, cervi e caprioli reintrodotti a scopo di ripopolamento faunistico. Se avete tempo e voglia di camminare, anche solo una breve passeggiata di 20-30 minuti allontanandovi dall’arrivo degli impianti vi regalerà angoli più solitari e prospettive diverse sul paesaggio.

Pausa pranzo – Sapori di montagna in quota: Per il pranzo in vetta ci sono due opzioni principali: un picnic panoramico oppure un pasto tipico in rifugio/ristorante. Se avete portato uno zainetto con panini, potete accomodarvi su un prato nei pressi della cima – ci sono aree erbose perfette come tappeto verde, magari all’ombra di qualche albero. Immaginatevi a fare un picnic a quasi 1500 metri, con il Lago Maggiore ai vostri piedi! Magari avrete acquistato prima di partire da Stresa qualche prodotto locale: salumi ossolani, formaggi come la Toma del Mottarone o il Bettelmatt (altro formaggio d’alpe pregiato), e le immancabili Margheritine di Stresa come dolcetto finale. Un pranzo al sacco così, baciati dal sole e accarezzati dall’aria sottile di montagna, sarà indimenticabile.

In alternativa, potete optare per il Ristorante Villa Pizzini, proprio sulla vetta (prenotazione consigliata nei weekend). Si tratta di un intimo ristorantino ricavato in una villa ottocentesca, recentemente rinnovato, che offre cucina gourmet a km 0 e anche alcune camere per soggiornare. Il menu di Villa Pizzini segue le stagioni, con piatti raffinati che valorizzano le materie prime locali: dai funghi porcini ai formaggi d’alpeggio, alla carne di cinghiale. Hanno anche un’ottima carta dei vini, privilegiando piccoli produttori dell’Alto Piemonte. Pranzare qui significa coccolarsi un po’: immaginate di gustare dei gnocchi di castagne al burro di malga o una tagliata di cervo con polenta, guardando il panorama dal finestrone della sala o dalla terrazza. Certo, è un’opzione più costosa del panino, ma una vera esperienza per il palato in un contesto unico. Anche altri rifugi offrono pasti più semplici: polenta e spezzatino, taglieri di formaggi e salumi, torte fatte in casa – non resterete a bocca asciutta. Accompagnate il tutto con una birra artigianale locale o un bicchiere di Vespolina (vino rosso del novarese) se preferite.

Dopo pranzo, concedetevi qualche minuto di relax per “digestione panoramica”: magari sdraiati sull’erba, col cappello sugli occhi, a sentire solo il suono del vento. L’altitudine favorisce bei pisolini… ma non attardatevi troppo, perché altre bellezze naturali vi aspettano più in basso nel pomeriggio!

Pomeriggio – Giardino Alpinia e i tesori botanici di Villa Taranto: Lasciamo la vetta del Mottarone per dirigersi verso un altro tipo di paradiso naturale: i celebri Giardini Botanici di Villa Taranto, a Verbania Pallanza. Prima però, sulla strada del ritorno, facciamo una tappa intermedia se possibile. Scendendo con la funivia, fermatevi alla stazione intermedia di Alpino (circa 800 m di quota). Qui, a pochi passi dalla stazione, sorge il Giardino Botanico Alpinia, piccolo gioiello meno conosciuto ma che merita una visita soprattutto in una giornata a tema natura. Fondato nel 1934, il giardino Alpinia si estende per circa 40.000 mq su un balcone naturale affacciato sul lago. Ospita oltre 1.000 specie botaniche alpine e sub-alpine provenienti non solo dalle Alpi, ma anche dal Caucaso, dalla Cina e dal Giappone! Un vero tripudio per gli appassionati di flora montana. Il percorso è ad anello e si snoda tra aiuole rocciose, un boschetto di conifere e punti panoramici spettacolari – come la Capanna Belvedere, un terrazzo da cui ammirare il Lago Maggiore incorniciato dalle montagne. In primavera troverete fioriture di genziane, rododendri e peonie; in estate, gigli martagone e campanule alpine. Una sorgente d’acqua limpida attraversa il parco creando atmosfera di freschezza. La visita richiede circa 45 minuti; in cima al giardino c’è anche un piccolo roseto storico. L’ingresso costa pochi euro, ma ripaga con momenti di pace assoluta: spesso sarete quasi soli a passeggiare, accompagnati solo dal frinio dei grilli e dal profumo di resina. Se siete stanchi, potete anche saltare Alpinia, ma se amate i giardini ne vale la pena. Dall’uscita del giardino si scende in pochi minuti al paesino di Alpino dove potete riprendere la funivia, oppure – se siete in auto – imboccare di nuovo la strada carrozzabile per Stresa.

Ripresa l’auto o la funivia fino a Stresa, è il momento di dirigersi verso Verbania. Questa città, capoluogo della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, è in realtà l’unione di più centri: in particolare ci interessa la zona di Pallanza, sulla costa piemontese del lago di fronte alle isole Borromee. Da Stresa per arrivare a Pallanza potete utilizzare:

  • l’auto (30 minuti circa, percorso costiero panoramico via Baveno e Feriolo, poi direzione Verbania-Pallanza; seguite per Villa Taranto);
  • il battello (linea Intra-Verbania-Stresa: molti battelli fermano proprio al pontile di Villa Taranto su richiesta, il che è comodissimo – controllate gli orari pomeridiani, di solito c’è una corsa intorno alle 15-16 da Stresa verso Verbania);
  • oppure i mezzi pubblici via terra: esiste un bus da Stresa a Verbania, ma è poco frequente; in alternativa treno fino a Verbania Pallanza (stazione un po’ lontana dal centro) e poi taxi o autobus urbano.

Pallanza di per sé è un delizioso borgo lacustre con un lungolago gradevole e vecchie ville signorili, ma il nostro obiettivo principale è visitare i suoi famosissimi Giardini Botanici di Villa Taranto. Non a caso, questi giardini sono considerati “tra i più importanti al mondo” per ricchezza di collezioni e paesaggistica. Appena arriverete all’ingresso (Via Vittorio Veneto 111, Verbania Pallanza), vi troverete davanti a eleganti cancelli oltre i quali si intravedono aiuole fiorite, fontane e piante di ogni genere. Preparatevi a un tripudio di colori: i Giardini di Villa Taranto si estendono per 16 ettari e sono attraversati da 7 km di viali e sentieri curatissimi!

La storia di questo luogo è affascinante: il giardino fu creato negli anni ’30 dal Capitano scozzese Neil McEacharn, appassionato botanico che cercava un clima adatto per realizzare il suo sogno di acclimatare piante esotiche. Trovò in Pallanza il terreno ideale e acquistò la proprietà (all’epoca chiamata Villa “La Crocetta”) nel 1931, ribattezzandola Villa Taranto in onore di un suo antenato nominato Duca di Taranto da Napoleone. Negli anni arricchì i giardini con specie provenienti da tutto il mondo, scambiando semi con orti botanici internazionali, e aprì poi il parco al pubblico dal 1952. Ancora oggi, Villa Taranto incanta migliaia di visitatori ogni anno ed è mantenuta da un ente pubblico che continua l’opera del capitano.

Entrando, riceverete una mappa con i percorsi consigliati e le zone tematiche del giardino. L’itinerario è libero: potete seguire i numeri che indicano un percorso completo attraverso tutte le aree. Tra le cose da non perdere assolutamente ci sono:

  • Il viale delle conifere, subito dopo l’ingresso: una strada fiancheggiata da maestosi alberi rari provenienti dai cinque continenti, come sequoie sempreverdi, abeti del Caucaso, pini dell’Himalaya. Un vero “museo degli alberi”. Qui noterete anche due particolarissimi alberi dalla chioma a ombrello: sono sciadopitys verticillata, antichissime conifere giapponesi a crescita lentissima – esemplari di gran pregio piantati decenni fa.
  • I giardini terrazzati e fontane: proseguendo troverete fontane come la Fontana dei Putti, circondata da aiuole fiorite che in primavera esplodono di colori. Vicino ad essa c’è un giardino all’italiana ribassato con disegni geometrici e un labirinto di sentieri tortuosi. In queste aiuole ogni stagione porta nuove meraviglie: in primavera sbocciano 80.000 tulipani di 36 varietà (la famosa Settimana del Tulipano ad aprile, ispirata ai giardini Keukenhof olandesi, attira molti appassionati); quando i tulipani sfioriscono, lasciano spazio a 350 varietà di dalie in estate, creando uno spettacolo policromo tra luglio e ottobre (c’è addirittura un “daliario” con tutte le possibili forme e colori di dalia!).
  • La serra tropicale: seguendo il labirinto si giunge a una serra che ospita piante tropicali e subtropicali, tra cui la regina è la Victoria cruziana, la ninfea gigante sudamericana. Questa pianta acquatica ha foglie circolari enormi, su cui (in teoria) potrebbe reggersi un bambino, e fiori che sbocciano di notte cambiando colore dal bianco al rosa. La fioritura della Victoria è un altro highlight del giardino in piena estate, da luglio ad agosto.
  • Il viale delle camelie e il bosco delle magnolie: Villa Taranto è celebre per la collezione di camelie, fiore tipico del Lago Maggiore. Ne crescono circa 450 esemplari di tante cultivar, che fioriscono a fine inverno/primavera (alcune rifioriscono in autunno). In marzo-aprile trovare le camelie in fiore è uno spettacolo di eleganza. Ci sono poi magnolie e rododendri giganti nei boschetti – in maggio i rododendri in fiore creano nuvole color porpora e rosa nel sottobosco.
  • Il Mausoleo: nel punto più alto del giardino, con vista sul lago, sorge un piccolo tempietto ottagonale, la cappella mausoleo voluta da McEacharn per esservi sepolto. All’interno (visitabile) giace il capitano in un sarcofago di granito rosa di Baveno, e le vetrate raffigurano i fiori che amava. È commovente vedere come la passione di una vita abbia portato quest’uomo a farsi seppellire nel “suo” giardino – e che giardino! All’esterno, la cappella si affaccia su una vasca di ninfee e un vialetto di prati all’inglese.
  • La valletta felci e piante acquatiche: scendendo verso la parte bassa, c’è un angolo umido con felci giganti australiane (Dicksonia antarctica) che sopravvivono grazie alle cure attente, e più in là uno stagno con fior di loto e papiri in estate. Tra luglio e agosto, infatti, fioriscono i lotus: grandi fiori rosa che galleggiano sulle foglie cuoriformi – imperdibili per i fotografi.
  • Il viale delle ortensie e l’Erbario: altre zone notevoli includono un lungo viale con centinaia di ortensie (in fiore da giugno a settembre con tonalità blu, viola, bianche) e un piccolo museo-erbario che espone campioni essiccati di piante notevoli del parco.

Ogni svolta del percorso regala sorprese: piante rarissime come la Metasequoia glyptostroboides – un albero ritenuto estinto fino al 1945 e poi reintrodotto qui nel 1949 – convivono con bordure di fiori stagionali curatissime. Ci sono eucalipti australiani e palme del Cile, alberi dei fazzoletti (Davidia involucrata, che a maggio sembra coperto di candidi fazzoletti bianchi), brughiere di eriche scozzesi e perfino un giardino d’inverno con piante alpine protette nella stagione fredda. Insomma, un giro del mondo botanico in poche ore.

Per visitare Villa Taranto calcolate almeno 2 ore piene – i veri appassionati di botanica potrebbero impiegarne 3 per leggere con attenzione tutti i cartellini e magari fare fotografie macro di fiori particolari. Lungo il percorso troverete panchine per riposare e godere del silenzio (nonostante la fama, i giardini sono talmente vasti che raramente risultano affollati tranne forse a Pasqua o nei picchi delle fioriture). All’ingresso c’è un bookshop con guide e anche un piccolo vivaio dove acquistare alcune piante coltivate qui, se volete portare a casa un “pezzo” di Villa Taranto (attenzione solo se poi dovete viaggiare in treno/aereo). All’uscita potete trovare anche un bar per un gelato o una bevanda fresca – dopo tanta camminata vi farà piacere un refrigerio.

Sera – Tramonto a Pallanza e rientro a Stresa: Usciti da Villa Taranto, se avete ancora energie vi consiglio di fare quattro passi nel centro storico di Verbania Pallanza, che dista poche centinaia di metri (potete lasciare l’auto dove sta e incamminarvi sul lungolago). Pallanza ha un bel lungolago con portici e palazzi d’epoca; verso sera l’atmosfera è tranquilla e romantica. Il sole scende dietro le colline a ovest, regalando una luce dorata sull’acqua. Fermatevi per un aperitivo in uno dei bar con dehor affacciati sul lago: ad esempio al Caffè Internazionale o al Bar Imbarcadero. Ordinate un classico Spritz o meglio ancora un Negroni sbagliato (in onore di Milano e del Piemonte, che hanno dato i natali a questi cocktail) e brindate alla giornata trascorsa, mentre magari assaggiate qualche stuzzichino – olive, salatini, formaggio locale – offerto col drink. Davanti a voi l’Isola Madre si staglia scura contro il cielo serale e le luci di Stresa iniziano a brillare sull’altra sponda.

Per cena, potreste decidere di rimanere a Verbania oppure rientrare a Stresa a seconda di dove alloggiate e della stanchezza. Se restate qui, Pallanza offre ottimi ristoranti di pesce: uno su tutti “Il Portale”, affacciato sul porto, noto per il risotto al pesce persico e le ricette innovative a base di pesce di lago. In alternativa, nel caratteristico vicolo del centro c’è l’Osteria del Riccio, dove gustare piatti piemontesi come il vitello tonnato o gli gnocchi ossolani con formaggio, in un ambiente rustico. A Stresa invece, una volta rientrati (potete prendere un battello serale per Stresa/Intra intorno alle 19-20 oppure guidare di nuovo per mezz’ora), troverete diverse opzioni sul lungolago: ad esempio Ristorante Lo Stornello per pesce di lago creativo, o Il Vicoletto per cucina piemontese rivisitata. Qualsiasi scelta facciate, concedetevi a fine pasto un assaggio del liquore locale, l’Amaro Mottarone: è un amaro digestivo di colore ambrato ottenuto da 30 qualità di erbe, radici, fiori e spezie raccolte su questa montagna. Un sorso di questo elisir alle erbe – dal gusto intenso che ricorda un po’ il genepy delle Alpi – vi aiuterà a digerire e vi farà ripensare alle fragranze del Mottarone.

Infine, rientrate in hotel a Stresa e godetevi il meritato riposo: oggi avete esplorato il lato naturale e panoramico del Lago Maggiore, dalle vette al giardino, respirando bellezza a pieni polmoni.

Consigli pratici per l’Itinerario 2:

  • Mezzi di trasporto: Informatevi in anticipo sullo stato della funivia Stresa-Mottarone. Se attiva, verificate orari e tariffe (in genere corse ogni 20 minuti circa; primo mattino intorno alle 9, ultima discesa verso le 17-18). Se la funivia è ancora chiusa, potete salire in auto (uscendo da Stresa seguite per Gignese/Mottarone; pedaggio ultimo tratto circa 10 €), oppure valutare navette/private. Il Giardino Alpinia è raggiungibile a piedi dalla stazione intermedia Alpino (in auto c’è parcheggio presso l’ingresso giardino). Per Verbania Villa Taranto, controllate gli orari del battello: molti trovano comodo lasciare l’auto a Stresa e fare un giro in battello fino a Villa Taranto nel pomeriggio (ad es. partenza Stresa 15:00 arrivo Villa Taranto 15:45); in alternativa, se siete già in auto dopo Mottarone, guidate direttamente a Verbania Pallanza. Dopo la visita, potete anche prendere un battello da Verbania-Intra per rientrare a Stresa via lago la sera, godendovi la traversata al tramonto.
  • Abbigliamento e attrezzatura: Sul Mottarone vestitevi a strati: anche d’estate in vetta può fare fresco (15°C) sebbene il sole sia forte. Scarpe comode – da trekking leggero o da ginnastica – sono consigliate per camminare su sentieri e prati. Portate crema solare, cappello e occhiali da sole: l’irraggiamento in quota è intenso. Una borraccia d’acqua fa comodo (c’è una fontanella presso l’arrivo funivia e una sorgente nel giardino Alpinia). Per Villa Taranto invece bastano scarpe comode (ci sono salite/discese ma asfaltate) e magari repellente zanzare in estate nelle zone umide del parco.
  • Tempi di visita e orari: La salita al Mottarone (compreso eventuale tempo ad Alpyland o passeggiate) impegnerà la mattinata fino a pranzo. Pianificate di iniziare la discesa entro le 14 per avere tempo per i giardini di Villa Taranto, che chiudono normalmente intorno alle 17/18 (a seconda della stagione). Il giardino Alpinia è aperto da primavera ad autunno, tipicamente dalle 9:30 alle 18. Villa Taranto apre indicativamente dalle 8:30/9 fino alle 17/18 (da marzo a ottobre); ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Meglio arrivare entro le 16 per goderselo con calma.
  • Stagionalità e momenti ideali: Questo itinerario è perfetto in primavera-estate. In primavera (aprile-maggio) troverete le fioriture più spettacolari a Villa Taranto (tulipani, azalee, rododendri, camelie). In estate, cercate di salire al Mottarone di mattina presto per evitare foschia pomeridiana e godere di cieli più limpidi; inoltre sul Mottarone potete sfuggire alla calura estiva (in città 30°C, in vetta 20°C piacevoli). L’autunno (fine settembre-ottobre) regala foliage bellissimi nei boschi del Mottarone e colori caldi a Villa Taranto (dove fioriscono le dalie fino a ottobre). Anche l’inverno è suggestivo se c’è neve sul Mottarone – si può ciaspolare o sciare su piste locali – ma Villa Taranto è chiusa d’inverno e la funivia potrebbe non essere operativa, quindi in tal caso valutate alternative (es. salire al Mottarone per sciare e visitare altri luoghi al coperto tipo musei).
  • Curiosità e alternative: Se siete interessati alla cultura localissima, sulla strada del Mottarone fermatevi al paese di Gignese per vedere il curioso Museo dell’Ombrello e del Parasole – un piccolo museo dedicato all’artigianato dell’ombrello, perché da qui partirono tanti ombrellai che diffusero la loro arte nel mondo. Non richiede troppo tempo, ma è carino e diverso dal solito. Un’altra alternativa pomeridiana, se per caso Villa Taranto l’aveste già vista o preferite un’altra attività: potete traghettare da Verbania Intra a Laveno (sponda lombarda) e salire con la funivia a cestelli di Laveno al Monte Sasso del Ferro, per un altro panorama dall’altra sponda – molto bello al tramonto. Però incastrare tutto in un giorno sarebbe davvero serrato, quindi lo citiamo solo come spunto se aveste un giorno extra. Infine, per chi ama il trekking, c’è un sentiero che scende dal Mottarone fino a Stresa (segnavia per Alpino, Passera, Carciano) in circa 3 ore: potrebbe essere un’idea per escursionisti allenati, ma tenete presente che è parecchio dislivello (quasi 1400 m in discesa) e bisogna organizzare il rientro.
  • Enogastronomia: Abbiamo già parlato di Toma del Mottarone e Amaro Mottarone. Aggiungiamo due chicche: cercate in qualche alimentari di Stresa il Prosciutto Crudo della Val Vigezzo (una valle ossolana): stagionato in alta montagna, dal sapore delicato affumicato – ottimo per panini gourmet. E se capitate a Baveno (sulla strada per Verbania), fermatevi alla piccola frazione Feriolo, che ha una gelateria artigianale “Emporio” famosa per i gusti ai piccoli frutti locali. Un gelato al mirtillo o al lampone di montagna, gustato sulla spiaggetta di Feriolo con vista sulle isole Borromee da lontano, può essere un dolce intermezzo prima di proseguire verso Villa Taranto.

Itinerario 3: Relax e Romanticismo – Atmosfere Slow tra Stresa, Eremi e Borghi da Sogno

Dopo due giorni ricchi di visite, il terzo itinerario è pensato per chi desidera un ritmo più lento, dedicandosi al relax e alle suggestioni romantiche del Lago Maggiore. Questo percorso vi condurrà attraverso esperienze tranquille ma affascinanti: una passeggiata tra le eleganti vie di Stresa e lungo il lago, la visita ad un eremo secolare incastonato nella roccia, momenti di dolce far niente su spiaggette o terrazze panoramiche, e infine una serata indimenticabile su un’isola o in riva al lago, tra cene a lume di candela e luci che danzano sull’acqua. È l’itinerario ideale per coppie in cerca di scorci romantici, ma anche per famiglie o amici che dopo tanto girare vogliono semplicemente godersi la bellezza del luogo senza fretta.

Mattina – Stresa slow: tra ville, mercatini e dolci tradizioni: Dedicate la prima parte della giornata ad assaporare Stresa con calma, esplorandola a piedi. Se è un giorno feriale, informatevi: il venerdì mattina ad esempio, Stresa ospita il mercato settimanale nelle piazze del centro, dove trovare bancarelle di prodotti alimentari locali (formaggi, salumi, miele), abbigliamento e artigianato – un’occasione per mescolarsi ai residenti e magari comprare qualche leccornia da portare a casa. In alternativa, semplicemente passeggiate nel centro storico: percorrete Via Cavour e Via Garibaldi, le due viuzze pedonali principali fiancheggiate da negozietti, boutique e caffè. Qui si affacciano anche storiche pasticcerie: entrate ad esempio alla Pasticceria Gigi o alla già citata Bolongaro e concedetevi un assaggio delle celebri Margheritine di Stresa. Vi ricorderete, queste paste frolle a forma di fiore nacquero proprio qui nel 1857 per omaggiare la principessa Margherita; croccanti e friabili, con quel delicato aroma di limone e vaniglia, sono perfette col caffè. Magari compratene una scatolina da regalare o da gustare più tardi durante la giornata.

Proseguite poi verso il lungolago di Stresa, una delle passeggiate più romantiche e rilassanti che possiate desiderare. Dal centro, all’altezza dell’imbarcadero, si sviluppa una larga passeggiata pedonale fiancheggiata da aiuole fiorite e file di palme. Da un lato avete le acque calme del lago su cui si specchiano cielo e montagne, dall’altro la scenografica fila dei grand hotel storici di Stresa, capolavori dell’architettura Belle Époque e Liberty. Ammirate in particolare il celebre Grand Hotel des Iles Borromées, riconoscibile per la sua facciata elegante e le cupole azzurre: qui soggiornò persino lo scrittore Ernest Hemingway nel 1918 e di nuovo nel 1948 (nel romanzo Addio alle armi, Hemingway ambientò a Stresa alcuni capitoli, e oggi una targa all’ingresso ricorda il suo passaggio). Poco oltre, il Regina Palace Hotel con il suo giardino all’inglese e le aiuole sempre curate, e l’Hotel La Palma con la sua moderna sky bar sul tetto. Respirate a pieni polmoni l’aria lacustre, sedetevi magari su una panchina ad osservare i cigni e le paperelle che scivolano sull’acqua vicino alla riva – un quadretto idilliaco.

Se vi va di allungare la passeggiata (circa 1 km), potete arrivare fino alla frazione di Carciano dove si trova la stazione di partenza della funivia. Da qui, una breve salita porta alla piccola chiesetta di San Biagio e soprattutto al “Lido di Stresa”: un’area con piscina, spiaggetta e bar, molto frequentata d’estate. Anche se non fate il bagno, la vista dall’estremità del pontile del Lido è splendida, con l’Isola Bella proprio di fronte a voi a poche centinaia di metri. In alternativa, tornate verso il centro e percorrete la passeggiata all’opposto verso Villa Pallavicino: circa 15 minuti a piedi verso sud, superando l’imbarcadero, troverete l’ingresso di questo parco zoologico e botanico appartenuto a una nobile famiglia (ingresso a pagamento). Se siete interessati a vedere animali (lama, piccoli canguri wallaby, pavoni, etc.) e fare una passeggiata nel verde senza spostarvi troppo da Stresa, il Parco Pallavicino è una buona scelta rilassante. I viali secolari e il roseto all’interno sono piacevoli, e c’è un’area picnic con vista lago. Tuttavia, se il tempo è poco, potete anche saltarlo, visto che avete già visto giardini nei giorni precedenti.

Mezzogiorno – L’eremo sul lago: Per aggiungere un tocco spirituale e panoramico alla giornata, consigliamo verso fine mattinata di visitare uno dei luoghi più suggestivi del Lago Maggiore: l’Eremo di Santa Caterina del Sasso. Si tratta di un piccolo monastero medievale letteralmente aggrappato a una scogliera a picco sul lago, sulla sponda opposta (sponda lombarda) rispetto a Stresa. Raggiungeremo Santa Caterina in battello, godendoci una mini-crociera sul lago.

Dal porto di Stresa partono infatti (soprattutto in alta stagione e nei weekend) delle corse dirette o con scalo breve all’Isola Pescatori, che raggiungono Santa Caterina del Sasso in circa 30 minuti attraversando il lago. Informatevi sugli orari: spesso c’è una partenza a fine mattina (11:30-12:00) utile per arrivare all’eremo poco prima di pranzo. La navigazione è piacevole e offre prospettive nuove: vedrete Stresa allontanarsi, l’Isola Bella dal lato opposto rispetto a ieri, e vi avvicinerete alla parete rocciosa di Santa Caterina.

Giunti all’imbarcadero di Santa Caterina, sarete subito colpiti dalla visione dell’eremo: loggiati ad archi e mura antiche che si abbarbicano sulla roccia strapiombante, pochi metri sopra le onde. È un luogo che ispira meraviglia e raccoglimento sin dal primo sguardo. Per salire all’eremo dal pontile ci sono due opzioni: una suggestiva scalinata panoramica di 268 gradini che risale il costone, oppure un più comodo ascensore incassato nella roccia (attivo dal 2010, a pagamento simbolico). Se ve la sentite, vi consigliamo di affrontare la scalinata almeno in discesa o salita per provare l’emozione di arrivare pian piano, gradino dopo gradino, a questo luogo isolato (scesi dal battello, la vista dal basso verso l’alto è meravigliosa, con la scalinata che sembra portare al cielo). In alternativa, soprattutto se fa molto caldo o avete passeggino, l’ascensore vi depositerà direttamente nel cuore del complesso.

L’Eremo di Santa Caterina del Sasso ha origini antichissime: secondo la tradizione fu fondato nel XIII secolo da un mercante locale, Alberto Besozzi, scampato miracolosamente a un naufragio proprio in quel tratto di lago nel 1170. Per voto di ringraziamento, egli si ritirò in una grotta a vita eremitica e dedicò una cappella a Santa Caterina d’Egitto, gettando le basi del futuro monastero. Nei secoli successivi furono costruite due chiesette (San Nicola e Santa Maria Nova) e poi gli edifici conventuali, abitati dapprima dai domenicani e oggi custoditi da una piccola comunità di monaci benedettini.

Visitando il complesso, entrerete in uno scenario d’altri tempi: si passa sotto un portico a logge del Cinquecento, affacciato direttamente sul vuoto blu del lago (fotografatelo: le arcate incorniciano viste stupende sulle acque e sulle isole in lontananza, con i monti alle spalle). Nel portico notate gli affreschi antichi sbiaditi sulle pareti (sono del ’400-’500, con figure di santi e simboli di Santa Caterina, come la ruota del martirio). La chiesetta principale ha interni raccolti, con varie epoche sovrapposte: la cappella originaria di Santa Caterina (dove sarebbe custodito il corpo del beato Alberto Besozzi), affreschi tardogotici e rinascimentali sulle volte e un altare barocco. Prendetevi un momento di quiete qui dentro: spesso c’è solo il rumore lieve dell’acqua che si riflette sulle pareti rocciose. Pensate che nel Settecento accadde qui un fatto “miracoloso”: alcuni grossi massi caduti dalla montagna rimasero incredibilmente sospesi incastrati nel soffitto della chiesa senza precipitare, risparmiando l’edificio; rimasero lì per due secoli finché furono rimossi nel 1910. Questo alimentò la devozione locale e il nome “del Sasso Ballaro” (sasso danzante) per l’eremo.

Dopo aver visitato la chiesa, potete dare un’occhiata al piccolo museo nelle sale dei monaci, con oggetti devozionali e pannelli sulla storia del luogo. Ma soprattutto, godetevi l’atmosfera: c’è una terrazza/ballatoio a picco sull’acqua dove soffermarsi ad ascoltare il lago. Lo scenario è di una bellezza struggente e ha qualcosa di molto romantico: molti viaggiatori di ieri e di oggi concordano sul fatto che Santa Caterina sia uno degli angoli più suggestivi del Lago Maggiore, capace di trasmettere una serenità quasi mistica.

Pausa pranzo – Picnic o trattoria con vista: L’eremo di Santa Caterina non ha un vero e proprio ristoro al suo interno (c’è solo un piccolo shop di souvenir e bevande). Però, appena sopra l’eremo, nel piazzale del parcheggio (Corte del Quicchio), troverete un bar-trattoria con terrazza panoramica. Potrebbe essere una buona idea fermarsi lì per uno spuntino prima di ripartire. In alternativa, potete organizzare un picnic fai-da-te: ad esempio, acquistate qualcosa al mercato di Stresa al mattino (formaggio, focaccia, frutta) e consumatelo sui tavoli picnic allestiti proprio nella corte sopra l’eremo, con vista lago. Un pranzo al sacco così, immersi nel silenzio e con quella vista, ha un sapore speciale.

Dopo pranzo, riprendete il battello per tornare verso Stresa. Se gli orari lo consentono, potete scendere anche a Baveno (la fermata successiva sul rientro) per dare un’occhiata a questa piccola cittadina: ha un tranquillo lungolago e una bella chiesa romanica (SS. Gervasio e Protasio) con un caratteristico battistero affrescato. Baveno è nota anche per le sue cave di granito rosa, il materiale con cui è stato costruito il Duomo di Milano e molte altre opere: se fate due passi, noterete molte fontane e decori in granito locale. Comunque, se preferite, potete rientrare direttamente a Stresa per il pomeriggio.

Pomeriggio – Relax tra spiaggia e colline, tra passeggiate ed e-bike: Il pomeriggio di questo itinerario è volutamente libero per concedervi del relax a vostro piacere. Avete diverse opzioni a seconda dei vostri interessi:

  • Relax in spiaggia o in piscina: Se viaggiate in estate e fa caldo, potreste voler trascorrere qualche ora in riva al lago a prendere il sole o fare un bagno. Stresa stessa non ha grandi spiagge (la costa è in buona parte a giardini o porticcioli), ma nelle immediate vicinanze ci sono alcune graziose spiaggette. Una è proprio a Feriolo (frazione di Baveno di cui si diceva prima): piccola baia riparata, con sabbia e sassolini, molto apprezzata per nuotare nelle giornate afose. C’è anche un chiosco per noleggiare pedalò o paddle-board – un’attività divertente e romantica insieme, pagaiando in due sulle acque calme del lago al pomeriggio. Oppure, potete tornare al Lido di Stresa a Carciano, dove c’è una piscina all’aperto con vista sulle isole e accesso al lago: qui troverete sdraio, ombrelloni e anche un bar per sorseggiare un drink a bordo piscina. Niente di meglio per staccare un po’ la spina e rinfrescarsi.
  • Passeggiata romantica nei giardini o per le vie: Se preferite continuare a esplorare ma senza allontanarvi troppo, potete fare una breve passeggiata panoramica salendo sopra Stresa. Un’idea è raggiungere in auto o taxi la località Levo o Someraro (frazioni collinari a 5-10 minuti sopra Stresa) e da lì percorrere a piedi un tratto del Sentiero dei Castagni: un percorso facile, quasi pianeggiante, che attraversa boschi di castagni secolari e offre di tanto in tanto splendide vedute sul lago e sulle isole. È un percorso rilassante, spesso deserto, ottimo per chi cerca tranquillità a contatto con la natura. Potete camminare quanto volete (il sentiero completo è di 6 km, ma potete farne solo un pezzo e tornare indietro), ascoltando solo il fruscio delle foglie e il canto degli uccelli. Questo tipo di passeggiata soprattutto in autunno è consigliatissima: i boschi si tingono di giallo e rosso, e raccogliere qualche castagna da terra può essere un piacevole diversivo.
  • Tour in e-bike tra i borghi: Per aggiungere un pizzico di esplorazione attiva ma non faticosa, valutate di noleggiare delle e-bike (biciclette elettriche) a Stresa. Ci sono diversi noleggi che offrono city bike o mountain bike a pedalata assistita, permettendovi di affrontare anche le salite collinari senza sforzo eccessivo. Con un’e-bike potreste ad esempio fare il giro di alcuni borghi panoramici: da Stresa salite a Levo, poi proseguite verso Campino (splendido belvedere sulle isole, dove si trova anche il ristorante La Rampolina di cui diremo dopo), quindi scendete a Baveno e tornate lungo il lago a Stresa. È un anello di circa 15-20 km molto panoramico. Lungo la strada, fermatevi a fotografare dall’alto l’Isola Bella e l’Isola Pescatori – la luce pomeridiana dal versante ovest è perfetta per questo. Andare in due in bicicletta attraverso stradine poco trafficate, con il vento tiepido sul viso e profumi di fiori e legna nell’aria, può rivelarsi un momento di grande complicità e relax.
  • Visita a Orta San Giulio (opzione extra-romantica): Se avete un po’ di spirito di avventura e volete vedere un luogo davvero romantico, potreste dedicare il pomeriggio a una gita al Lago d’Orta, un piccolo lago incantevole che si trova a circa 30 km da Stresa. Orta San Giulio è un borgo medioevale delizioso, interdetto alle auto, con stretti vicoli in acciottolato e una piazzetta affacciata sul lago e sulla mistica Isola di San Giulio. Raggiungere Orta richiede circa 45 minuti di auto (o un treno fino a Pettenasco + taxi), quindi valutate se ne vale la pena; ma se avete un’auto a disposizione, andarci nel tardo pomeriggio e restare per la cena potrebbe essere un gran finale romantico. Passeggiare mano nella mano lungo Via Motta, tra antichi palazzi, sbucare nella Piazza Motta dove piccoli caffè guardano l’acqua, prendere un micro-battello che in 5 minuti vi porta all’Isola di San Giulio (dove visitare la basilica romanica e percorrere la suggestiva “Via del Silenzio” attorno al monastero di clausura) – tutto concorre a creare un’atmosfera fuori dal tempo. Il Sacro Monte d’Orta sopra il paese, con le sue cappelle affrescate tra i boschi, al tramonto ha una pace irreale. Questa è un’aggiunta facoltativa, ma tenetela a mente se siete in cerca del massimo romanticismo: Orta San Giulio è spesso definita uno dei borghi più romantici d’Italia.

Per i fini del nostro itinerario principale, supponiamo che restiate nella zona di Stresa/Baveno. Dopo aver trascorso il pomeriggio secondo i vostri ritmi – tra bagni, passeggiate o pedalate – prepariamoci a concludere la giornata (e il viaggio) con un tocco davvero speciale.

Sera – Cena romantica con vista lago e passeggiata sotto le stelle: L’ultima sera sul Lago Maggiore merita un’esperienza indimenticabile. Due ingredienti fondamentali: buon cibo locale e una vista mozzafiato sul lago magari illuminato dalla luna. Fortunatamente, Stresa e dintorni offrono diverse opzioni eccellenti.

Una prima idea, molto suggestiva, è concedersi una cena sull’Isola dei Pescatori. Sì, tornarci di sera! Di giorno l’isola era vivace e turistica, ma la sera, dopo la partenza dell’ultimo battello diurno, l’Isola dei Pescatori cambia volto: restano soltanto i pochi residenti e gli ospiti dei ristoranti (alcuni ristoranti organizzano navette in barca per portare i clienti dalla terraferma la sera). L’atmosfera diventa intima, con le luci soffuse delle lanterne sui tavoli all’aperto e il silenzio rotto solo dallo sciabordio dell’acqua. Potete prenotare ad esempio al Ristorante Belvedere o al Ristorante Italia, che hanno terrazze direttamente sul lago: cenerete a lume di candela gustando pesce fresco (il coregone in carpione, marinato in aceto e verdure, è un antipasto tipico; oppure un filetto di luccio perca ai ferri) e brindando con spumante Alta Langa o con un bicchiere di erbaluce frizzante. Intorno a voi, le luci di Stresa e Baveno scintilleranno sulla costa, e sopra la testa avrete un cielo di stelle. Terminata la cena, una barca-taxi vi riporterà a Stresa (spesso i ristoranti stessi, su prenotazione, includono il trasporto; altrimenti c’è servizio di navigazione notturna ridotto in estate). L’esperienza di essere gli ultimi a lasciare un’isola ha un che di fiabesco e sarà sicuramente un ricordo da custodire.

In alternativa, se preferite restare sulla terraferma, un’altra opzione super romantica è cenare in un ristorante panoramico sulle colline sopra Stresa. La Rampolina, a Campino (sopra Stresa/Baveno), è celebre per la sua terrazza con vista imbattibile sulle Isole Borromee dall’alto, soprattutto al tramonto. L’ambiente è informale ma curato, e la cucina propone ottimi piatti piemontesi e lacustri rivisitati: dagli agnolotti al ragù di lago al filetto di maiale al miele e rhum. Immaginatevi cenare mentre il cielo si tinge di rosa e viola e le isole si accendono di luci; il tutto accompagnato da un buon vino locale consigliato dai simpatici proprietari. Consigliamo di arrivare un po’ prima dell’ora della prenotazione per sorseggiare un aperitivo nel giardino dell’attiguo Bistro Rampolina, godendovi il momento in cui il sole cala dietro le montagne e le prime stelle compaiono sul Golfo Borromeo.

Se invece amate la tradizione e volete un ambiente di charme, potete restare a Stresa e optare per il ristorante dell’Hotel Iles Borromées (il Il Borromeo): cenare nella veranda affacciata sul giardino dove un tempo cenò Hemingway, serviti in guanti bianchi, è un’esperienza elegante d’altri tempi. Il menu è raffinato (cucina italiana e internazionale gourmet) e dopo cena potreste fare due passi nei giardini dell’hotel, tra statue e fontane illuminate.

Dopo la cena, qualunque sia stata la vostra scelta, concedetevi un’ultima passeggiata sotto le stelle. A Stresa il lungolago di notte è tranquillo e sicuro, rischiarato dai lampioni storici e con le aiuole ben tenute anche in notturna. Sedetevi magari sulla panchina dove avevate preso il caffè al mattino e guardate il lago: in lontananza potrete scorgere le luci di Laveno e degli altri paesini riflettersi nell’acqua scura come scie tremolanti. Se è una notte limpida, il cielo stellato sul Lago Maggiore è spettacolare, soprattutto nei punti meno illuminati (basta spostarsi un po’ oltre i grandi hotel per ridurre l’inquinamento luminoso). Le montagne tutt’intorno disegnano sagome appena percettibili contro il firmamento. È il momento ideale per esprimere un desiderio, per chiudere gli occhi e ringraziare mentalmente di aver vissuto questi giorni in un luogo così bello.

Stresa, con la sua eleganza innata, sembra fatta apposta per questi attimi: non a caso fu meta prediletta di lune di miele già nell’Ottocento e ancora oggi molte coppie la scelgono per matrimoni o fughe romantiche. Se avete ancora energie e voglia di qualcosa di dolce, fermatevi alla Gelateria Vedano in piazza e prendete un cono al gusto stracciatella o nocciola piemonte IGP: passeggiare con un gelato in mano sul lungolago è un piccolo piacere infantile che vi farà sentire in vacanza fino all’ultimo minuto.

Fine dell’itinerario e saluti: Con la serata romantica si conclude anche il nostro terzo itinerario e il viaggio attraverso Stresa e dintorni. In questi tre giorni avete scoperto molte sfaccettature del Lago Maggiore: dalla storia illustre dei Borromeo alla natura generosa delle montagne e dei giardini, fino alla dolce vita lacustre fatta di lente passeggiate e tramonti infuocati. Stresa vi avrà probabilmente stregato con il suo mix di eleganza e natura, di cultura e piaceri semplici.

Prima di partire, se avete tempo la mattina successiva, fate un’ultima cosa: svegliatevi presto e andate sul lungolago quando c’è ancora poca gente, respirate l’aria fresca e guardate le isole un’ultima volta. Portate con voi questo panorama negli occhi e nel cuore. E magari, assaggiando l’ultima Margheritina che vi è rimasta, pensate che sicuramente ci sono ancora tanti luoghi nei dintorni (Angera con la sua Rocca medievale, Locarno e Ascona oltre il confine svizzero, le Valli dell’Ossola…) che potrete esplorare in un prossimo viaggio.

Per ora, non resta che dire arrivederci, Stresa – e buon viaggio, ovunque la prossima tappa vi porti, con negli occhi i colori del Lago Maggiore e nell’animo la sua calma bellezza.

Consigli finali e informazioni utili:

  • Spostamenti: Muoversi a Stresa e dintorni è semplice. Gli itinerari proposti combinano battello, mezzi pubblici e tratti a piedi. Valutate l’acquisto di un abbonamento cumulativo di navigazione se prevedete di usare molto il battello (esiste un biglietto turistico giornaliero per il medio lago). La stazione ferroviaria di Stresa consente comodi arrivi/partenze da Milano (meno di 1h) e da altre città piemontesi. Se avete l’auto, sfruttatela per i trasferimenti non coperti da battelli (es. Orta San Giulio). Le strade costiere panoramiche sono bellissime ma spesso strette: guidate con prudenza, soprattutto la sera.
  • Quando visitare: Il periodo migliore in assoluto è da aprile a giugno (primavera piena) e settembre, per clima mite e fioriture. Luglio-agosto sono ottimi per vita balneare e sagre, ma più affollati e caldi (Stresa comunque è mitigata dal lago, raramente afa e spesso brezza serale). L’autunno regala colori superbi ed è più tranquillo, ma alcune attrazioni riducono gli orari da metà ottobre. L’inverno è molto calmo: Stresa ha il fascino della stazione d’Inverno decantata da Fogazzaro, con le vette innevate attorno (i mercatini di Natale a Stresa e Verbania valgono una visita se siete in zona a dicembre). Ogni stagione ha il suo perché; pianificate in base a cosa vi interessa di più (giardini fioriti = primavera, eventi e movida = estate, quiete e foliage = autunno).
  • Eventi e manifestazioni: Informatevi presso l’ufficio turistico di Stresa se durante il vostro soggiorno ci sono eventi speciali. Ad esempio, a fine agosto-inizio settembre si tiene lo Stresa Festival, rinomato festival di musica classica e jazz, con concerti in location splendide (come l’Isola Bella o Villa Pallavicino) – un’occasione magnifica per unire arte e luogo. In estate, quasi ogni weekend qualche paese del lago ha una sagra o una festa dell’unità dove degustare cibi tipici in allegria (chiedete dei programmi a Verbania o Arona).
  • Enogastronomia locale: Nel corso della guida abbiamo citato molti piatti e prodotti: ricordatevi di provare i pesci di lago (persico, lavarello, agone in carpione), i formaggi d’alpe (toma, gorgonzola novarese, formagella ossolana), i salumi (la mortadella di fegato o il violino di capra ossolano), e dolci come le Margheritine o il Pan Dolce di Verbania. Da bere, oltre ai vini, provate i liquori: oltre all’Amaro Mottarone, il Ferno (amaro varesino simile al Fernet) o il Genepi ossolano. Nei caffè storici ordinate un Barbajada (cioccolata, caffè e crema di latte, bevanda ottocentesca milanese diffusasi anche qui) per un tuffo nel passato goloso.
  • Souvenir: Oltre alle bottiglie di vino o amaro e ai biscotti margheritine, potete portare a casa un pezzetto di artigianato locale: per esempio un oggetto in granito rosa di Baveno (molti laboratori lo lavorano in piccoli soprammobili), un ombrello artigianale di Gignese, oppure della ceramica di Lavenia (la sponda lombarda era famosa per le ceramiche). Per un regalo originale, le essenze di Villa Taranto (profumi o saponi ispirati ai fiori del giardino, in vendita al bookshop) faranno ricordare il viaggio tramite l’olfatto.

Dove Dormire Vicino a Stresa: Hartmann Feel at Home

A pochi minuti dal fascino di Stresa e dalle acque scintillanti del Lago Maggiore, esiste un rifugio che non somiglia a nulla di convenzionale.
Hartmann Feel at Home non è un albergo, non è un classico bed & breakfast.
È un luogo dell’anima, una casa dove ogni dettaglio racconta un invito a rallentare, a respirare, a sentirsi bene.

Qui non si arriva soltanto per dormire, ma per ritrovare un equilibrio, una semplicità che spesso dimentichiamo. Si arriva stanchi, distratti, di corsa… e ci si riscopre in ascolto del silenzio, della natura, di sé.

Sei camere, sei modi per sentirsi a casa

Ogni camera è diversa, ma tutte nascono con lo stesso intento: farti sentire accolto, libero, leggero.

  • Swadhisthana – Suite con accesso diretto al giardino
    Perfetta per chi desidera spazio, quiete e una connessione diretta con la natura. Due ambienti comunicanti, accesso privato, una vasca idromassaggio nel verde. L’ideale per momenti di intimità o relax profondo.
  • Manipura – Camera doppia al piano terra
    Con il suo letto alla francese e l’affaccio sul giardino, questa stanza è pensata per chi ama l’essenziale fatto con cura. È la scelta giusta per chi cerca semplicità, comfort e silenzio.
  • Anahata – Camera tripla creativa
    Un ambiente spazioso con un letto soppalcato che ricorda i rifugi dell’infanzia. Anche in coppia, è un nido accogliente dove la luce entra piena e il tempo rallenta.
  • Vishuddha – La stanza intima
    Toni chiari, atmosfera morbida, aria di leggerezza. Questa è la camera per chi desidera staccare da tutto e godersi l’abbraccio silenzioso del bosco.
  • Ajna – Suite versatile con due spazi separati
    Due ambienti uniti da una porta specchio, ideali per chi cerca spazio e autonomia. Che siate in coppia o con bambini, qui troverete il vostro equilibrio.
  • Sahasrara – Doppia con vista nella torretta
    Là in alto, nella parte più silenziosa della villa, con una vista che abbraccia il lago e le montagne. È la stanza per chi vuole sognare a occhi aperti, con il cielo come soffitto.

Un rifugio tra alberi, silenzio e benessere

Oltre alle camere, Hartmann ti accoglie con:

  • Una sala yoga sempre aperta, per ritrovare il respiro.
  • Una vasca idromassaggio esterna, nascosta tra le piante, dove lasciarsi andare all’acqua e al cielo.
  • Colazioni generose e naturali, senza orari, preparate con amore.
  • Un giardino vivo, con angoli lettura, sentieri e libertà.

Non c’è rumore, non ci sono ritmi imposti.
Solo la possibilità di scegliere come stare, come rallentare, come ascoltarsi.

A due passi da tutto, ma lontano da tutto

Siamo a Gignese, tra Stresa e il Mottarone, a pochi minuti dalle Isole Borromee, dal lago, dai giardini di Villa Taranto, da tutto ciò che vuoi esplorare.

E quando torni da una giornata piena di bellezza, Hartmann ti accoglie con il calore di una casa, il profumo del legno e la leggerezza di chi non pretende nulla da te, se non che tu stia bene.

Hartmann Feel at Home:
non un luogo da visitare,
ma un posto dove tornare.

Qui di seguito per prenotare le camere direttamente dal sito: